Non è poi così lontana Samarcanda…
La ricordate la canzone di Vecchioni?
Ecco, la prima volta che ho sentito nominare Samarcanda ero una bambina che ascoltava la radio e che canticchiava il ritornello.
Solo più avanti ho capito che era un posto vero, una città molto esotica, da mille e una notte.
Per molti anni è rimasta un sogno nebuloso, era lontana, in mezzo ad un sacco di -stan, remota come doveva esser stata per Marco Polo quando viaggiava lungo la via della seta.
Negli ultimi anni però le cose sono cambiate e quando l’Uzbekistan ha iniziato ad aprirsi al turismo allora ho iniziato a tenerla d’occhio con più attenzione: pian piano il viaggio diventava sempre più fattibile in autonomia e quando ho scoperto i voli low cost di Wizzair ho deciso.
Samarcanda arrivo!
Quello che non potevo sapere è che dopo un viaggio pianificato in modo minuzioso e studiato per mesi quello che ho trovato è stato talmente al di sopra delle mia aspettative da commuovermi.
Ha fatto lo stesso effetto anche ad Alessandro Magno – mica uno qualunque!
“Tutto quello che ho udito di Marakanda è vero, tranne il fatto che è più bella di quanto immaginassi.”
Ora devo aggiungere una cosa che non sembra essere così conosciuta, anche se vi assicuro che è evidente anche per occhi non “specializzati”.
A Samarcanda più che di restauro si parla proprio di ricostruzione dei monumenti.
Se visitate l’interno dei monumenti comunque trovate spesso le foto di com’erano prima degli interventi, così potete rendervi conto da soli di cosa state vedendo davvero.
Tra i fotografi che hanno documentato la situazione spicca il sovietico Sergej Prokudin (Vi metto il link ad alcune delle foto che raffigurano Samarcanda all’inizio del 1900).
Diciamo che Samarcanda si è ripresa il suo antico splendore, e che il lavoro è ancora lungo.
INDICE
Inizio con alcune indicazioni utili
Carte e cambio: in genere nei posti turistici accettano le carte straniere senza problemi. Alcuni viaggiatori hanno riportato problemi con le carte MasterCard ma io ho usato solo quelle senza intoppi. Nella maggior parte dei posti comunque è richiesto il pagamento in contanti, ed accettano anche dollari ed euro.
Per cambiare io mi sono sempre rivolta agli uffici postali, sono ovunque ed hanno il cambio assolutamente onesto.
Come consiglio vi direi di cambiare poco per volta, non vi serviranno grandi cifre, la vita è molto economica. La moneta locale è il Sum Uzbeko e dopo il cambio vi sembrerà di essere milionari – non siamo più abituati a tutti quegli zeri!!
Come spostarsi: nella parte turistica di Samarcanda ci si muove facilmente a piedi. Per le zone più lontane vi consiglio di utilizzare Yandex Go – l’Uber locale. La spesa spesso è di pochi centesimi. Sulle auto si paga più che altro in contanti.
Per facilitare gli spostamenti hanno realizzato una via turistica che unisce i vari punti di interesse, in modo che la visita possa essere impostata come una passeggiata.
Una cosa che mi ha colpita tantissimo è il fatto che abbiano di fatto nascosto la città vera e propria dietro a muri e portoni, non si vede assolutamente niente se non si va a ficcanasare un po’. Cosa che naturalmente ho fatto, scoprendo piccole moschee, cortili in fiore e forni per il pane in attività continua.
Biglietti d’ingresso per le attrazioni: generalmente molto economici, sono biglietti classici per un solo ingresso.
A Samarcanda ho potuto pagare ovunque con carta, non ho trovato code particolari. Per gli orari d’ingresso suggerirei i momenti in cui la luce è più bella, quindi mattina o sera. Per vedere lo spettacolo luci e suoni in Piazza Registan non occorre il biglietto.
Ristoranti e cibo: fra i ristoranti che ho provato segnalo Emirhan – proprio dietro al Registan, con terrazza panoramica e Zargaron di fianco alla Moschea di Bibi Khanym, vista davvero splendida. Fra i piatti ho apprezzato in particolare i Samsa – una pasta sfoglia ripiena di carne o di verdure (ottima la zucca) e cotta nel forno tandoori, il Plov – il piatto nazionale dell’Uzbekistan, riso con carne e verdure – e il pane, profumato e gustoso. Sul pane va detto che – un po’ come in Italia -ci sono differenze sostanziali fra città e città. Il pane di Samarcanda è quello che mi è piaciuto di più.
Cosa vedere a Samarcanda
Prima un po’ di storia, veloce veloce: Samarcanda è stata la capitale del regno di Tamerlano – un grande conquistatore – paragonabile ad Alessandro Magno o a Giulio Cesare.
La sua posizione centrale e le caratteristiche del territorio dove sorge hanno fatto sì che la città acquisisse un’importanza primaria nella rotta delle carovane, e tutta questa ricchezza si è trasformata in cultura e bellezza, sotto la guida di Timur e dei suoi discendenti ( Qui potete trovare un bellissimo approfondimento)
Una cosa che mi ha colpito moltissimo in Uzbekistan è la presenza di numerose scuole, le madrase, dove gli studenti potevano studiare ed alloggiare. Qui si potevano studiare tutte le scienze con metodi di studio sorprendentemente moderni ed interessanti.
Da quel periodo d’oro sono nati scienziati di rilievo, tra cui spicca proprio il nipote prediletto di Tamerlano: Ulugh Beg.
I monumenti più belli di Samarcanda per me sono le tre madrase del Registan – una meraviglia assoluta che vale il viaggio.
Registan – Il gioiello di Samarcanda
Ecco: se potete vedere solo una cosa in Uzbekistan deve essere questa piazza, è di una bellezza travolgente.
Registan significa “luogo sabbioso” o “deserto” ed era il cuore della città antica: nella piazza infatti si svolgeva la vita pubblica e si commerciava.
Era un po’ il biglietto da visita della ricca città di Samarcanda, un punto di passaggio di tutte le carovane della via della seta.
I tre edifici che delimitano la piazza sono tre madrase, tre scuole: La Madrasa Ulugh Beg, La Madrasa Tilya-Kori, La Madrasa Sher-Dor.
Sono state costruite in tempi diversi ma pensate per armonizzarsi l’una con l’altra e per rappresentare la grandezza di chi ne aveva deciso la costruzione.
La Madrasa di Ulugh Beg è la più antica, costruita nel 15o secolo, ed è quella posta al centro.
Ulugh Beg era il nipote prediletto di Tamerlano , un matematico, astronomo, un vero genio dell’epoca.
Durante il suo regno volle fortemente dare una spinta alla cultura ed alla conoscenza, fece costruire la madrasa (Che poi ha preso il suo nome) e volle i migliori insegnanti e le migliori menti dell’epoca.
Tra le opere di Ulugh Beg a Samarcanda è notevole anche l’Osservatorio, di cui parlo più sotto.
Dal cortile interno è possibile salire anche al piano superiore e vedere alcune delle stanze degli studenti.
Mi sono innamorata del suo cortile interno e degli alberi fioriti che ho trovato.
Quest’anno le prime rondini le ho viste proprio qui, a Samarcanda, e mi è sembrato un po’ un segno. Una primavera 2025 che porta novità e bellezza inaspettata.
La Madrasa Sher-Dor è stata costruita per seconda, la sua facciata ha una caratteristica rara negli edifici islamici: i mosaici raffigurano figure di animali e nel sole c’è un viso umano. Per la religione islamica infatti è vietata la raffigurazione degli esseri viventi, ma in questo caso i costruttori hanno aggirato il divieto commissionando i decori della facciata ad artigiani “Non così osservanti”.
Le tigri raffigurate rappresentano gli studenti che danno la caccia alla conoscenza e la divorano sotto lo sguardo attento e benevolo del loro maestro, raffigurato come un sole che illumina le loro strada.
Questa scena è oggi uno dei simboli della Repubblica dell’Uzbekistan.
L’ultimo edificio della piazza è la Madrasa Tilya-Kori, la Madrasa Dorata come dice il nome.
E qui l’interno è mozzafiato, non si sa dove guardare, oro e azzurro in decori complicatissimi, un vero spettacolo.
La moschea all’interno di questa madrasa è stata a lungo la moschea principale di Samarcanda.
Ecco, se avete mai immaginato come dovessero essere i palazzi da mille e una notte avete immaginato questo posto.
Il Registan è patrimonio UNESCO e da solo vale tutto il viaggio.
La sera la piazza è illuminata ed ogni sera c’è uno spettacolo luci e suoni – chiedete gli orari in biglietteria.
Ecco, a me lo spettacolo non è piaciuto – è decisamente kitsch – secondo me la piazza con l’illuminazione normale è molto più bella.
Per i fotografi: se volete qualche immagine un po’ più movimentata vi basterà aspettare la luce della sera. Verso quell’ora infatti arrivano tutte le modelle con i vestiti svolazzanti a fare i servizi fotografici. Non si può dire che non siano un bello spettacolo.
Un piccola sorpresa in più: se fate una passeggiata nei giardini del Registan potreste imbattervi in un piccolo animale selvatico: il Cintello dell’Asia Minore, una specie di marmotta dal pelo dorato.
Mausoleo di Tamerlano ( Gur-e-Amir – La tomba del Re)
In realtà questo non avrebbe dovuto essere il suo luogo di riposo eterno, il mausoleo era già pronto nella sua città d’origine Shahrisabz. Al momento della sua morte però fu impossibile trasportare il suo corpo a Shahrisabz a causa dell’inverno e delle nevicate che bloccavano i passi e così lo deposero nel mausoleo che era stato costruito per suo nipote.
Questo edificio è uno fra i più importanti nell’architettura islamica, collegato direttamente anche al Taj Mahal, in India.
Gli interni del mausoleo di Tamerlano, che è in realtà il mausoleo della dinastia Timuride, sono rivestiti in onice (Fate un esperimento: puntate la torcia del cellulare su una di queste mattonelle chiare del rivestimento e guardate che splendido effetto trasparente) e decorati in oro. I soffitti sono in carta pesta, decorati in ogni centimetro.
La lapide di Tamerlano è un blocco unico di giada e si racconta che ad essa sia legata una maledizione che colpisce chiunque osi violare la tomba dei defunti.
Nel corso della storia questa maledizione ha colpito diverse volte, ma voglio ricordare l’ultima: 21 giugno 1941, i russi violano il luogo di sepoltura e prelevano i resti di Tamerlano. Il giorno successivo la Germania invade l’Unione Sovietica.
La città nascosta
Una delle cose che mi ha colpita molto di Samarcanda è il fatto che abbiano letteralmente fatto sparire la città, nascondendola ai turisti dietro alle facciate dei negozi o dietro a dei portoni. E non ci avrei nemmeno fatto caso se non avessi cercato su Google dei forni per vedere la cottura del pane.
Ne avevo trovato uno vicinissimo alla via principale dal Registan alla Moschea di Bibi-Khanym e quando ho simulato il percorso da fare a piedi per vedere la distanza ho notato che il programma mi faceva passare da tutt’altra parte, come se la strada che vedevo in mappa fosse chiusa.
Mi sono chiesta il perchè e sono andata a curiosare con street view, ed effettivamente dove doveva esserci la strada c’era un grande portone bianco chiuso.
Una volta arrivata a Samarcanda non potevo non andare a ficcanasare.
Effettivamente quella era una porta per entrare nella città vera e propria, è bastato attraversarla per scoprire una Samarcanda tutta diversa, fatta da cortili nascosti da cui sbucano alberi in fiore, piccole moschee, case basse e gatti per strada. Ho raggiunto il forno che avevo trovato ed era in piena attività, con carretti carichi di pane in attesa di essere trasportati al mercato, probabilmente.
Non riesco a decidere se questa idea di nascondere la città agli occhi dei turisti sia una buona idea o no, forse è anche un modo per far sì che non cambi troppo, o troppo in fretta. Non so decidere.
Moschea di Bibi-Khanym
Costruita durante il regno di Tamerlano è stata la moschea più grande dell’Asia Centrale
E’ stata in rovina per secoli, fino a quando il governo non ha iniziato la ricostruzione ed il recupero, a partire dagli anni settanta dell’altro secolo.
Secondo la leggenda la costruzione di questa moschea venne richiesta dalla più famosa delle mogli di Tamerlano, Bibi-Khanym, che voleva rendere omaggio alla grandezza del marito costruendo per lui il più imponente degli edifici di Samarcanda.
La costruzione della moschea venne affidata ad un giovane architetto che durante i lavori si innamorò di Bibi Khanym al punto che si rifiutò di completare l’opera: avrebbe finito i lavori solo in cambio di un bacio.
Lei, pressata dall’urgenza di finire tutto prima del rientro di Tamerlano, accettò e lui la baciò su una guancia.
La leggenda dice che l’amore di quel ragazzo era così ardente che il bacio lasciò una bruciatura sul viso di Bibi, e Tamerlano se ne accorse subito, al suo rientro.
Cosa sia successo in seguito non si sa, questa leggenda ha molti finali: in alcuni l’architetto fugge, volando via dal minareto più alto. In altre versioni viene giustiziato. In una delle versioni si fa derivare l’usanza di far coprire il volto alle donne proprio a Bibi Khanym, che doveva nascondere il viso per non far vedere al marito il segno del bacio.
Mausoleo di Bibi Khanym
Subito di fronte alla grande moschea si trova il Mausoleo di Bibi Khanym, su cui forse il restauro è stato fatto con mano un po’ troppo pesante. La particolarità di questo mausoleo è che è possibile vedere anche la camera di sepoltura. Negli altri mausolei infatti si vede solo il livello superiore, dove c’è la pietra tombale, ma le salme sono sempre nel livello inferiore, non visibile. In questo invece è possibile affacciarsi sulla camera di sepoltura. Bella anche la vista della moschea, perfettamente incorniciata dalla porta del mausoleo.
Bazar Syiob
Subito accanto alla moschea di Bibi Khanym si trova un vivacissimo mercato locale, il Basar Syiob, dove potrete trovare cibo e souvenir in quantità. E’ composto da una parte “di rappresentanza” al piano strada, coperta da tettoie e con banchi in file ordinate, ed un parte di mercato vero e proprio, con l’allegro caos di tutti i mercati del mondo.
C’è una notevole scelta di frutta secca – ottima davvero – e troverete ovunque il classico pane di Samarcanda, bello e buono.
Moschea di Hazrat-Hizr
La moschea di Hazrat-Hizr è subito a sud della collina dove si trova Afrasiab, l’antica Samarcanda.
Questa piccola moschea è una delle più antiche del mondo ed è meta di pellegrinaggi.
All’interno del cortile della moschea si trova anche il mausoleo del primo Presidente dell’Uzbekistan, il padre del paese Islam Karimov.
La moschea ha subito molti lavori di restauro, appare molto diversa dal resto degli edifici visitati finora.
Colori vivaci, decorazioni eleganti, è un piccolo gioiello.
Qui non ho proprio potuto fare a meno di notare quante donne ci fossero in visita. Donne in gruppo, a braccetto, vestite con abiti colorati e brillanti, festose come bambine in gita. Alcune, le più anziane, sfoggiavano dei sorrisi d’oro.
Avevo letto di questo vezzo su alcune guide ma pensavo che fosse una cosa poco diffusa e invece ho visto tanti sorrisi a 24 carati.
Se, come me, siete interessati ai cimiteri in questa zona ce n’è uno. La particolarità qui è che sulle lapidi non ci sono fotografie, ci sono proprio le immagini scolpite. Mi sono permessa di scattare qualche foto, senz’altro è un luogo particolare.
Shah-i-Zinda
Shah-i-Zinda è uno dei posti che mi è piaciuto di più a Samarcanda, ci sono tornata due volte – nella speranza vana di poterlo visitare senza nessuno intorno.
Ho avuto fortuna perchè tutto sommato ho trovato poca gente entrambe le volte, ma il sito è piccolo e la via stretta si riempie subito, creando un falso effetto di sovraffollamento.
Che dire di questa necropoli? E’ una meraviglia assoluta.
I mausolei sono uno accanto all’altro, con decori splendidi in tutti i toni di blu e di verde, sia all’interno che all’esterno.
E’ un luogo sacro di pellegrinaggio, qui è sepolto il cugino del Profeta Maometto, Kusam ibn Abbas.
Il nome del complesso, che significa “Il Re vivente” si deve proprio a lui e alla sua leggenda.
Kusam ibn Abbas infatti era arrivato fino a Samarcanda per predicare la religione islamica, e proprio a causa della sua religione venne decapitato, mentre era raccolto in preghiera. Ma lui senza fare una piega si rialzò, prese la sua testa e se ne andò in paradiso. Da qui il nome “Re vivente”.
Il complesso Shah-i-Zinda è stato costruito nell’arco di ben otto secoli, a partire dall’undicesimo secolo.
E’ formato da un complesso di edifici fusi armoniosamente nonostante i secoli di differenza, un susseguirsi di bellezza e meraviglia che davvero mi ha colta di sorpresa.
Un piccolo suggerimento: appena salite le scale d’ingresso cercate sulla sinistra un passaggio per salire di lato ad uno dei mausolei. Vi troverete su un piccolo terrazzo con vista strepitosa su due cupole azzurre e sulla città.
Osservatorio di Ulugh Beg
Come scritto più sopra Ulugh Beg è stato una delle menti geniali della sua epoca.
Nipote del grande Tamerlano e suo successore nel 1428 decise di far costruire un Osservatorio per poter studiare il cielo. All’epoca il telescopio non era ancora stato inventato, quindi per poter fare le sue misurazioni fece realizzare un enorme sestante – le cui rovine sono visibili ancora adesso.
Attraverso questo strumento – che per l’epoca era di una modernità quasi futuristica – fu in grado di realizzare un catalogo con le posizioni e le informazioni su oltre mille stelle fisse. Questo catalogo è stato ristampato più e più volte nel corso dei secoli.
Grazie ai suoi calcoli riuscì a determinare con una precisione la lunghezza dell’anno siderale. Il suo apporto all’astronomia è stato così rilevante da essersi meritato l’onore di avere un cratere sulla luna chiamato con il suo nome.
L’osservatorio resta un po’ più lontano rispetto alle altre attrazioni, potreste trovare più comodo raggiungerlo in taxi. In questo caso è comodo usare la app Yandex Go, per poter contattare gli autisti.
Tiro le somme
Forse due giorni a Samarcanda sono pochi.
Sono riuscita a vedere e a godermi a fondo le cose che mi interessavano di più, ma qualcosa è rimasto fuori per forza
Un consiglio sempre valido è quello di scegliere i tempi di visita in base alla luce. Mattina e tramonto esaltano i colori, l’ora blu fa brillare l’azzurro delle cupole e delle maioliche, l’illuminazione notturna è notevole – ma solo al Registan.
Samarcanda è un sogno ancora più bello di quello che riuscivo a sognare, ma è solo la prima tappa in Uzbekistan del mio viaggio. (Il post lo trovi qui.)
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