Il meglio di Kyoto – Itinerario a piedi – Giorno 3
Giorno 3 – Kyoto
Inizio dicendo che Kyoto non è bella: di più!!
Kyoto è stata capitale del Giappone per secoli e fino alla metà del diciannovesimo secolo: questo ha fatto sì che fiorisse una cultura raffinatissima e che la città venisse arricchita da templi e begli edifici, che ancora adesso la rendono di una bellezza unica.
Grazie ad una serie di fortunate coincidenze Kyoto non è stata toccata dalla guerra e il suo ingente patrimonio culturale è rimasto quasi intatto, specie in alcuni quartieri. Questo la rende una città assolutamente fuori dal tempo, da visitare con la maggior calma possibile.
Noi abbiamo avuto solo tre giorni e sono stati davvero troppo pochi, direi che ne sarebbero serviti come minimo altri tre, quindi sei giorni in tutto.
Nel primo giorno ci siamo mossi solo a piedi e questo sarebbe idealmente il modo migliore di muoversi: Kyoto però è molto grande e le sue attrazioni principali sono piuttosto distanti l’una dall’altra. Cercate di suddividerla in quadranti e di usare i mezzi il meno possibile, perchè avrete voglia di esplorare ogni angolino. Se avete noleggiato l’auto potreste usarla in sostituzione dei mezzi pubblici per raggiungere le zone più lontane.
Una buona idea per suddividere le vostre giornate di visita: salvate su Google Maps i punti di interesse che volete assolutamente visitare, i ristoranti che vi hanno consigliato, la posizione del vostro albergo. Guardando la mappa così potrete capire come suddividere al meglio il vostro tempo di visita. Aggiungo una cosa: qui, ancora più che a Tokyo, avrete voglia di perdervi, quindi non vi fate un programma troppo fitto, lasciate spazio all’improvvisazione e godetevi la città !
Nell’ ordine abbiamo visitato:
Il Kiyomizu-dera e i dintorni
Bello, bello, bello! E’ patrimonio dell’Umanità ed è uno dei templi più visitati del Giappone.
Dalla sua terrazza panoramica si vede tutta la città , l’avrete vista in mille foto, è spettacolare.
Una cosa ancor più notevole è la struttura stessa del tempio, in particolare quella che sorregge la terrazza. È realizzata in legno e non sono stati usati chiodi, si regge solo con gli incastri. Impressionante.
Quando ci si trova sulla terrazza non si riesce ad apprezzare la complessità della struttura: vi suggerisco di scendere nel bosco e seguire il sentiero fino a che non potete vedere il fianco del tempio.
Il Kiyomizu-dera è un insieme di edifici, fra questi segnalo la Pagoda Koyasu, una pagoda a tre piani, meta di pellegrinaggio per le partorienti.
Si può attingere ad ognuna di esse usando un mestolo fissato ad un lungo bastone.
Secondo la tradizione ogni fontana esaudisce un desiderio diverso: lunga vita, felicità in amore o successo negli studi. Non si dovrebbe essere ingordi e bere a tutte e tre perchè gli dei non apprezzerebbero.
Io ne ho scelta una, ma non sono riuscita a capire quale – ehm.
Uno spaccato del Giappone della mia immaginazione, un piccolo borgo di casette con i tetti grigi e piccoli giardini. Rami di salice che arrivano quasi a sfiorare il viso di chi scende da questa viuzza tortuosa, Â negozietti che vendono dolci bellissimi.
Continuando nella discesa arriviamo alla via Ninenzaka, e poi dietro una curva ecco apparire una grande pagoda scura, uno dei paesaggi iconici di Kyoto: la Pagoda Yasaka-no-to. So che sembra tutto molto complicato, pieno di nomi difficili da leggere ma vi assicuro che è una passeggiata semplice che vi riempirà di meraviglia. Nell’alta stagione questa è una zona molto affollata di Kyoto, scegliete bene gli orari. In dicembre comunque non abbiamo trovato folla.
Facciamo una breve sosta al tempio delle palle colorate, Yasaka Koshindo.
Gli ema qui sono sostituiti da palline colorate, il colpo d’occhio è festoso e allegro. È minuscolo e vale una visita.
Lo Yasaka è uno dei templi più antichi della città e diventa particolarmente scenografico la sera, con le lanterne accese.
Gion – Il cuore di Kyoto
Lasciandosi alle spalle Yasaka shrine si entra a Gion, e dopo pochi passi si raggiunge Hanamikoji dori, una viuzza fiancheggiata dalle tradizionali case di legno.
La via è in realtà la strada di accesso al tempio Kenninji, che troviamo già chiuso.
Vi dirò: non mi ha colpita granché: con la luce è sovraffollata e spoglia, con il buio è vuota e spoglia.
Belli gli edifici che la fiancheggiano, molto tradizionali.
Si intuisce che ci siano bei locali e giardini nascosti ma quello che si vede è meno bello di quello che immaginavo.
Un po’ meglio nelle stradine laterali, anche se in molti casi finiscono in proprietà private.
Se visitate queste zone verso le sei di sera potrete incontrare le geishe e le maiko che escono dalle loro case per andare al lavoro.
Se vi interessa approfondire ho trovato molto interessante questo articolo .
Tutta un’altra storia invece per Pontocho, una via lungo fiume piena di atmosfera quando scende la sera. Qui ci sono localini di ogni genere, una penombra confortevole e stretti vicoli pieni di lanterne e di acquari in vasi di vetro.
Chissà da dove viene questa passione giapponese per i micro habitat acquatici? Li ho trovati ovunque, anche nei posti più inaspettati.
A Pontocho incontriamo anche tre maiko che si affrettavano verso i loro appuntamenti: passetti corti, in equilibrio su quelle strane calzature, il viso truccato e i kimono elegantissimi – che mi sono sembrati troppo pesanti per le loro figure esili.
Perchè penso che fossero maiko? A causa del loro aspetto e dei loro colletti rossi. Le apprendiste infatti indossano rigorosamente colletti rossi, e quando passano al ruolo di geisha c’è una cerimonia che si chiama erikae e che consiste nel cambio del colletto, dal rosso delle maiko al bianco delle geishe.
C’è tutto un mondo di tradizione dietro a queste figure che troppo spesso in Occidente sono fraintese.
Per entrare un po’ nell’atmosfera ed imparare qualche cosa in più sulle geishe consiglio il romanzo Memorie di una geisha di Arthur Golden. (E aggiungo che è, appunto, un romanzo, quindi non va preso come un saggio.)
Una notizia di pochi giorni fa (Marzo 2024) avvisa dell’imminente chiusura ai turisti di parte del quartiere Gion, proprio per evitare problemi alle geishe causati dal sovraffollamento e da alcuni comportamenti maleducati. Pare che da aprile 2024 abbiano intenzione di limitare gli accessi, ma ancora non ho trovato niente di dettagliato e definitivo.
Continuerà invece ad essere possibile prenotare un’esperienza al Gion Corner .
In compenso però forse abbiamo visto una geisha in un locale molto elegante lungo il canale. Dalla strada si vedeva dentro, impossibile non notarla.
Qui trovi l’itinerario completo, mentre qui e qui trovi gli altri giorni a Kyoto.
Commenti recenti