Sultanahmet – il cuore di Istanbul
Con una colazione con vista Bosforo inizia il mio primo giorno ad Istanbul. Ieri sera ho avuto giusto il tempo di cenare e fare una passeggiata, oggi si comincia!
La prima tappa del mio giro è una tappa tecnica all’Arasta Bazaar, subito dietro all’albergo.
E’ presto, le botteghe stanno aprendo adesso e ne approfitto per acquistare una sciarpa che userò per coprirmi la testa al momento di entrare nelle moschee.
INDICE
LA MOSCHEA BLU
Dal Bazaar salgo poi alla piazza e mi avvicino all’ingresso della Sultanahmet Camii, la Moschea del sultano Ahmet, da cui questo quartiere di Istanbul prende il nome.
La Sultanahmet Camii è più conosciuta con il nome di Moschea Blu, per il colore delle ceramiche al suo interno, che la rendono unica ed inconfondibile.
Vista dal fuori la prima cosa che salta all’occhio è il numero di minareti che la circondano: sono sei in tutto e sono davvero tantissimi.
Una piccola curiosità: all’epoca della sua costruzione i sei minareti crearono scandalo perché anche la sacra moschea de La Mecca ne aveva sei. Per riportare tutti all’ordine e ribadirne l’importanza fondamentale furono costretti ad aggiungere un minareto alla moschea della Mecca
Al momento della mia visita (Dicembre 2022) purtroppo gli interni sono completamente coperti da ponteggi per il restauro: entro comunque per dare un’occhiata e posso confermare che non c’è niente da vedere. Vorrà dire che mi toccherà tornare!
LA MOSCHEA DI SANTA SOFIA
Esco e mi dirigo verso la moschea di Santa Sofia.
Solo mentre mi avvicino mi rendo conto davvero di quanto sia grande:
A quest’ora non c’è coda ed entro direttamente: è molto più grande di quello che immaginavo, la cupola è altissima ed è incorniciata da una corona di finestre che fanno entrare una cascata di luce.
Lassù, nascosti dietro a pannelli bianchi, ci sono i mosaici bizantini che adornavano la volta della Basilica. La religione islamica non ammette le immagini di figure umane nei luoghi di culto, e da quando Santa Sofia è tornata ad essere una moschea queste figure sono state nascoste, per rispetto. I mosaici all’esterno invece sono scoperti e visibili.
Santa Sofia, come tutte le altre moschee, è aperta tutti i giorni, dall’alba al tramonto. Non è possibile visitarla durante gli orari delle preghiere. Per l’ingresso è necessario avere un abbigliamento adeguato, le donne devono coprirsi il capo e tutti devono togliersi le scarpe.
Se ve lo state chiedendo: all’ingresso delle moschee ci sono apposite scaffalature dove riporre le calzature. Nelle moschee grandi come Santa Sofia cercate di ricordare dove le avete lasciate!!
Uscendo dalla moschea non perdetevi i mausolei dei sultani e delle loro famiglie: troverete decorazioni e mosaici stupendi e vedrete i loro insoliti sepolcri. Notevole anche la fontana per le abluzioni, con le sue complicate decorazioni dorate.
CISTERNA BASILICA – YEREBATAN SARNICI
La terza tappa della mia giornata è il motivo per cui ho pensato a questo viaggio: la Cisterna Basilica.
Una cisterna enorme, uno spazio vuoto inimmaginabile proprio sotto a Santa Sofia.
Una foresta di colonne in una costruzione voluta dall’imperatore Giustiniano nel 532 D.C., un vero è proprio palazzo sommerso – in turco Yerebatan Sarnici.
L’acqua contenuta nella Cisterna Basilica è stata utilizzata per quasi mille anni per servire i numerosi palazzi della zona, poi con la dominazione degli ottomani è passata a servire i giardini del Topkapi ed è stata gradualmente dimenticata e riscoperta solo nel sedicesimo secolo.
Io ho scoperto la sua esistenza da un romanzo di Dan Brown, Inferno, del 2013 ( più che un romanzo è una guida turistica fantastica)
Dopo aver letto la scena finale ed averla immaginata non ho potuto fare a meno di cercare su internet le foto della Cisterna ed è stato amore a prima vista.
Una curiosità: la cisterna è costruita con materiali di recupero e fra questi spiccano le due teste di Medusa, utilizzate come basamento di due colonne.
La Cisterna adesso è un immenso museo d’arte, fra i giochi di luce sono esposte opere di vari artisti che contribuiscono a creare un’atmosfera unica ed emozionante. Avevo delle aspettative altissime ed ho trovato molto di più di quello che immaginavo, per me da sola vale il viaggio.
La Cisterna Basilica è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 19, il biglietto d’ingresso 190 TL.
All’uscita dalla Cisterna mi concedo il primo assaggio di dolci turchi, un trionfo di zucchero e frutta secca.
Lo sapevate che la Baklava è patrimonio dell’umanità?
Mi gusto i miei dolcetti fino all’ultima briciola (il caffè invece non lo commento, ehm) e sono pronta alla prossima tappa, il meraviglioso Topkapi. Prima però una passeggiata in una piccola chicca, una via subito dietro alla Moschea di Santa Sofia: Sogukcesme Sokak. Una stradina tranquilla, fiancheggiata da casette di legno caratteristiche, perfettamente ristrutturate (Adesso sono un albergo diffuso).
PALAZZO TOPKAPI
Il Topkapi era la residenza reale durante l’impero ottomano
Per raggiungere il Topkapi attraverso il parco Gulhane, il parco pubblico più antico della città. La passeggiata è piacevole e quando raggiungo il palazzo non mi rendo conto subito di quanto sia grande.
Parlare di “palazzo” come se ci fosse un solo edificio è fuorviante: il Topkapi si estende su un’area di oltre 700.000 metri quadri, ed è un insieme di piccoli edifici e magnifici giardini.
Le sue 400 stanze erano destinate ad ospitare il sultano, la sua famiglia, le sue concubine ed una corte composta da oltre 4.000 persone: i locali destinati ai servizi sono smisurati (Non perdetevi la visita delle cucine!!)
Alla biglietteria automatica scelgo il biglietto combinato Palazzo+Harem ( 420 TL), in modo da visitare sia la parte dedicata alle funzioni ufficiali del sultano sia quella in cui si svolgeva la vita privata della sua famiglia.
La biglietteria si trova all’interno del primo dei quattro cortili in cui è suddiviso il palazzo e visto che c’è poca gente provo a raggiungere subito uno dei punti critici, la Tesoreria Imperiale nel terzo cortile: voglio vedere il Diamante del fabbricante di Cucchiai e il pugnale Topkapi.
E niente: il diamante e gli smeraldi del pugnale sono pietre talmente grandi che il mio cervello si rifiuta di credere a quello che vede.
Dopo quelli tutto appare modesto, anche l’armatura da cerimonia i cotta di maglia con pietre preziose.
La visita continua con nei cortili più interni dove posso trovare le stanze in cui venivano istruiti i futuri consiglieri, e poi i vari padiglioni, villini bellissimi con vista Bosforo.
Proprio dalla terrazza assisto al momento bellissimo in cui inizia una delle preghiere quotidiane: da ogni moschea della città sale una preghiera e l’aria risuona di canti. E’ uno spettacolo emozionante.
L’HAREM
Torno sui miei passi per visitare l’Harem e piombo in un altro mondo, lussuoso ma soffocante. L’harem era una città a parte, con le sue regole e le sue gerarchie. Harem deriva dalla parola Haram che significa proibito, ed era proibito a tutti, tranne che al sultano.
Qui si svolgeva la vita privata del sultano e della sua famiglia, qui vivevano le mogli ed i figli del sultano e tutte le concubine. Ho l’impressione che aldilà del lusso e delle ricchezze fosse un vero incubo.
Uscendo dall’harem mi metto in coda per andare a vedere le reliquie della Camera dei Cimeli Sacri: qui sono conservate alcuni degli oggetti più importanti del mondo islamico, è una meta di pellegrinaggio.
Questa è l’unica coda che ho fatto in tutto il viaggio, è una coda particolarmente lenta perché all’interno i fedeli si fermano a pregare ad ogni teca. Per entrare nella stanza dei Cimeli Sacri serve un abbigliamento adeguato e le donne devono coprirsi i capelli.
Per ultimo mi sono lasciata le cucine in cui veniva preparato ogni giorno il cibo per i 4.000 abitanti del palazzo: sono smisurate, e la collezione di stoviglie è impressionante.
UNA CURIOSITA’ SUL TOPKAPI
Al Topkapi c’è una delle collezioni più grandi di porcellane cinesi al di fuori dalla Cina. Il motivo è bizzarro: gli ottomani pensavano che il colore blu usato per decorare le stoviglie neutralizzasse tutti i veleni: questo le rendeva perfette per i pasti del sultano.
All’uscita dal Topkapi mi concedo un’altra merenda – è impossibile resistere al richiamo dei dolci turchi – e stavolta mi siedo da Hafiz Mustafà 1864 (Una catena di pasticcerie turche golosissime).
Per terminare il mio giro di Sultanahmet vado a visitare l’Ippodromo romano, o almeno quello che ne rimane.
Fu progettato prendendo come modello il Circo Massimo di Roma e al centro sono ancora visibili alcuni monumenti come l’Obelisco di Teodosio, bottino di un saccheggio a Luxor in Egitto o la Colonna dei serpenti (una delle teste adesso è conservata nel museo archeologico)
Sultanahmet è una zona zeppa di cose da visitare e di angoli suggestivi, una tappa irrinunciabile in un itinerario a Istanbul.
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