Harajuku e Shibuya – Tokyo QxQ
Harajuku e Shibuya
Giorno 2
Dopo aver riflettuto sul modo migliore per raccontarvi questa città così strana ho deciso che in questo caso serve una divisione per quartieri.
Certo, in tutte le città del mondo ci sono quartieri speciali, posti incredibili, ma qui tutte le regole cambiano – è una cosa che imparerete prestissimo a Tokyo.
Prima di partire mi immaginavo una metropoli come New York, solo più colorata ed affollata.
Beh, no.
E’ tutta un’altra cosa, niente di quello che avevo visto finora mi poteva preparare.
Questa è una metropoli che a volte assomiglia ad un paese e a volte ti fa pensare che tutti i suoi 10 milioni di abitanti stiano attraversando tutti insieme un incrocio.
Non c’è altro modo di raccontarla che percorrerla insieme, quartiere per quartiere.
Inizierò da quello che ho preferito, un concentrato di tutto quello che mi aspettavo di trovare a Tokyo : HARAJUKU e SHIBUYA
HARAJUKU lo troverete in mille guide, è il quartiere dei ragazzi e delle tendenze. In effetti qui è tutto sopra le righe e avrei potuto passare giornate intere solo ferma a guardare la gente che passa. Quanta! E quanto è strana!!
SHIBUYA invece è la Tokyo che immaginiamo noi occidentali: quella della marea umana, della città infinita.
Pur essendo quartieri così moderni però hanno al loro interno anche uno dei santuari più belli visti a Tokyo, il Meiji, che sorge in un vero e proprio bosco nella città.
INDICE
IL MEIJI JINGU SHRINE
Il Santuario Meiji è a Shibuya – nel Parco Yoyogi, ed è proprio da qui che iniziamo la nostra visita.
Impossibile sbagliarsi: usciti dalla metro si percorre una strada in salita per raggiungere un ciuffo di alberi che spuntano in mezzo ai palazzi. E che strada!
Una cosa che abbiamo imparato subito: dove c’è un santuario si mangia!
Non lo avevo mica capito, ho dovuto rendermene conto con i miei occhi: file e file di bancarelle allettanti, ognuna con la sua specialità.
Per i curiosi/golosi dello street food è il posto più bello del mondo, vi assicuro!
Pur avendo appena fatto colazione non abbiamo proprio potuto fare a meno di assaggiare qualcosa e di fermarci a tutti i banchetti – anche solo per vederli cucinare.
Alcuni tipi di cucina sono quasi una magia, davvero. Se non mi credete provate a guardare come fanno i Takoyaki (le polpettine di polpo). Ipnotico!
Raggiungiamo l’ingresso del santuario, schivando una folla armata di frecce che sta andando a prendere le benedizioni di inizio anno – no, non scherzo, avevano proprio delle frecce bianche, un amuleto da far benedire.
Qui i festeggiamenti per il Capodanno sono sentitissimi, e ci troviamo spesso a muoverci fra folle oceaniche così silenziose da lasciare interdetti.
L’ingresso del Santuario Meiji- Jingu è quanto di più giapponese si possa immaginare: una parete costruita con pile di colorate botti di sake che provengono da tutte le prefetture del Giappone. Sono offerte per l’imperatore, a cui questo luogo è dedicato.
Dalla parte opposta della strada c’è uno sbarramento ancora più insolito: un’altra barriera, ma stavolta fatta di botticelle di vini francesi.
Passiamo sotto all’enorme torii che segna l’ingresso del santuario – l’ingresso all’area sacra, cercando di imitare l’inchino rispettoso delle persone che ci passano accanto e proseguiamo fino a raggiungere le vasche per purificarsi, i chōzuya .
Qui guardiamo incantati la gente che si purifica prima di proseguire: sembra di essere in un anime! Ripetiamo goffamente i gesti che vediamo – non vogliamo certo offendere nessuno – e poi ci avviamo verso la parte più interna del santuario.
Un grande spiazzo, una coda ordinata composta da una moltitudine di gente che va a fare le preghiere per il nuovo anno. E intorno a noi dozzine di bancarelle, in cui si vendono amuleti, articoli sacri, benedizioni e scritte di ogni genere.
Che vi posso dire? C’è da perdere la testa!
Abbiamo fatto incetta di omamori (Amuleti su misura per ogni genere di protezione, dalla felicità in amore al successo negli studi), affidato le nostre preghiere per un anno sereno ad un ema (Ma qui mi sa che qualcosa è andato storto – questo 202 non è andato proprio come speravamo)
Tentiamo la sorte con gli omikuji, scuotendo con energia le scatole piene di rotolini di predizioni. Abbiamo lasciato la nostra scarsa fortuna annodata ai rami di un albero, assieme a migliaia di altri oracoli sfortunati.
La religione shintoista è meravigliosamente viva e interessante, sembra che ci sia sempre un buon motivo per festeggiare qualcosa e che ci sia qualcosa di sacro in ogni angolo di mondo.
Ci godiamo questo giorno di festa assieme ai fedeli, e carichi di entusiasmo usciamo a passo di carica per continuare la nostra visita.
HARAJUKU
Se la visita del santuario Meiji è stata un’esperienza entusiasmante la passeggiata per Harajuko non è certo da meno: appena mettiamo il naso in strada veniamo catturati da due ragazzine sorridenti e spediti in un animal cafè.
Ecco, questi posti penso che esistano solo qui. In pratica sono dei locali in cui passare del tempo a coccolare animaletti di ogni genere, con delicatezza e rispetto. I ricci mi rubano il cuore, davvero. L’espressione di beatitudine che si dipinge sul musetto di questi animali quando vengono coccolati è esilarante. (Si, se ve lo state chiedendo vi insegnano a fare le coccole giuste e a maneggiare con rispetto gli animaletti)
Usciti da qui, frastornati da tanta dolcezza kawaii, ci buttiamo nella folla coloratissima che ci trascina per il quartiere. E qui c’è un tripudio di cose da vedere, non so più cosa guardare. Ragazzi bellissimi ovunque, ragazzine vestite nei modi più strani, negozi di tutto, pieni zeppi di cose che al tempo stesso sono stranissime e bellissime.
E il cibo.
Niente, se ci penso ancora non mi capacito.
Se abitassi a Tokyo probabilmente peserei duecento chili perché davvero non ho mai smesso di mangiare in tutta la vacanza.
Una moltitudine di cibi, tutti bellissimi, colorati, gustosi. Come si fa a non assaggiare tutto? Non si può proprio.
Ci fermiamo in un altro piccolo santuario a riprendere fiato, il Togo Jinja Shrine, in mezzo alle case e poi ci ributtiamo a capofitto nella folla di Takeshita Dori, dove nascono tutte le nuove tendenze.
Questa Harajuku, così scanzonata e divertente, mi è entrata nel cuore. E’ decisamente il mio quartiere preferito di Tokyo!
SHIBUYA
Lasciamo poi Harajuku per dirigerci verso Shibuya, vogliamo andare a vedere l’incrocio pedonale più trafficato del mondo.
Harajuku e Shibuya distano solo poche centinaia di metri eppure non potrebbero essere più diverse.
Qui la città diventa una cosa seria: la folla che riempie i marciapiedi, il traffico e i go kart con i personaggi di Super Mario Kart che sfrecciano ovunque come allucinazioni.
No, non sto scherzando, a Shibuya ci sono davvero, tenete gli occhi aperti, vedrete senz’altro Mario e Luigi sfrecciare nel traffico.
Sono pazzi questi giapponesi!!
Raggiungiamo l’incrocio più trafficato del mondo: la folla che troviamo mi fa pensare che tutta Tokyo si sia data appuntamento qui, è impressionante.
Ancora più impressionante è il muro di gente che si muove come una cosa sola, appena scatta il verde.
E’ uno spettacolo inaspettatamente emozionante, quasi ipnotico, ed è ancora più grandioso visto dall’alto, dalle vetrine dello Starbuck.
Ecco, adesso che scrivo – 15 novembre 2020 – dalla zona rossa istituita proprio oggi, vedere le foto con tanta folla mi crea quasi un dolore fisico. Sarà difficile lasciarsi alle spalle questo periodo.
La giornata termina con una passeggiata fra le luci azzurre che decorano il quartiere, e con una gustosissima cena coreana, a Shin Okubo, nel quartiere coreano vicino al nostro albergo a Shinjuko.
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