Nella foresta pluviale di Khao Sok
Quando un’amica mi ha parlato di Khao Sok ho subito iniziato a cercare di farmi un’idea di come fosse, per capire se poteva essere incluso nel nostro viaggio in Thailandia. La vista delle prime foto ha spazzato via ogni dubbio: è da vedere!
Poi lasciamo perdere che anche stavolta i motivi per cui mi è piaciuto non sono quelli che pensavo prima di partire.
Il Parco Nazionale di Khao Sok è la più grande foresta pluviale della Thailandia in cui si trova un lago artificiale, il Cheow Lan lake nato dopo lo sbarramento della Rajaprabada Dam.Khao Sok National Park – Il Cheow Lan lake
L’albergo in cui scegliamo di soggiornare – sempre su suggerimento – è un posto davvero speciale. Si chiama Khaosok Tree house resort : le stanze sono costruite su palafitte altissime, collegate con ponti e passerelle che ci fanno salire fin sulle cime degli alberi. Ci innamoriamo a prima vista di questa sistemazione, anche se si rivela molto meno selvaggia di quello che avevamo immaginato da casa.
Khaosok tree house resort – Le camere sono immerse nella foresta.
Raggiungiamo Khao Sok con un lungo trasferimento in minivan prenotato ad un’agenzia di Noppharat Thara. Il costo non è stato rilevante, ma il numero di stop fatti ha trasformato un viaggio di due ore in un viaggio da mezza giornata. Fortunatamente alcune soste sono state molto interessanti, anche se troppo brevi!Pranzo…in autogrill!
Se state preparando un trasferimento del genere valutate la possibilità di andare in taxi, o di noleggiare un’automobile. Usciti da Krabi infatti abbiamo trovato strade ottime e poco trafficate ed una segnaletica molto accurata: non sarebbe stato affatto difficile spostarsi in macchina.La nostra camera: abbiamo anche un’altana privata, questo posto è fantastico!
Arriviamo al nostro albergo vicinissimo al centro visitatori di Khao Sok verso metà pomeriggio e avendo poco tempo a disposizione valutiamo le varie escursioni possibili: considerando che il giorno successivo lo dedicheremo al lago non restano molte scelte. Decidiamo così di provare il brivido della zip line sulla cima degli alberi: il percorso è facile e interessante (Ma assolutamente non adatto a chi teme l’altezza) ma di animali non ne vediamo nemmeno uno.
Che peccato! Prima di cena valutiamo anche la possibilità di un safari notturno, ma inizia a piovere e dobbiamo rinunciare all’idea.
Il giorno dopo partenza di buon ora dopo una ricca colazione. Lungo la strada facciamo fermate ad altri alberghi per raccogliere gente e poi finalmente arriviamo al punto d’imbarco, a ridosso della diga, nella parte orientale del lago.
La traversata inizia, ma devo dire che fino ad un certo punto è molto normale: montagne distanti ricoperte di vegetazione e di una lieve velatura, lago con acqua verdissima. Bello, ma non eccezionale.
Solo quando iniziamo ad avvicinarci alla meta il paesaggio inizia a cambiare, lasciandoci intuire quanto sia selvaggia la foresta che vediamo sulle sponde.
Il Cheow Lan lake è un enorme specchio d’acqua con le rive frastagliate in profonde insenature. Dopo circa un’ora di trasferimento in barca raggiungiamo le Ton Toey raft house , uno gruppo di capanne galleggianti in bamboo.
Il posto è sorprendente bello e tranquillo, in queste casette è possibile anche fermarsi per la notte – ci sono strutture un po’ per tutte le tasche nelle raft house in tutto il parco. Ci fermiamo per il pranzo – e assaggiamo un ottimo pesce di fiume – poi partiamo per l’escursione. possiamo scegliere fa il kayak e il bagno nel lago o il trekking nella jungla e la visita di una grotta, la Namtaloo Cave.
Ci consultiamo e scegliamo la seconda: immaginando di trovare fango abbiamo portato con noi le scarpette di gomma, ma è possibile utilizzare anche le scarpette messe a disposizione dal parco. Ecco, lasciate perdere l’idea di andare in ciabatte o con le scarpe da tennis, piove molto spesso e il fango è ovunque!
Riprendiamo la barca per raggiungere il tratto di foresta in cui faremo il trekking: il lago qui è meraviglioso, la barca procede piano piano in questo labirinto verde, fino ad approdare ad una riva fangosa. Quando saltiamo giù dalla barca sprofondiamo nel fango fino alla caviglia, e si levano commenti e gridolini disgustati. Colgo un’occhiata tra le nostre guide e un sorriso rapido: sanno benissimo che alla fine di questa giornata sguazzeremo felici nel fango come se non avessimo mai fatto altro nella vita!
L’avventura inizia! Guardo piena di meraviglia un tappeto vivente di farfalle colorate, che si alza in volo appena ci muoviamo, questo posto è fantastico.
Si, ok, fa caldo e camminiamo nel fango fino al polpaccio, ma è tutto talmente bello che non faccio caso ai fastidi. Se alzo gli occhi vedo un vero e proprio intrico di piante e fiori, liane dalle forme stranissime, attorcigliate come i nastri dei regali di Natale. Nella volta verde sopra di noi non vediamo alcun animale, ma sentiamo un concerto di uccelli, una natura selvaggia e sorprendentemente rumorosa.
Al momento di guadare il primo ruscello colgo la parola che temevo ” Leeches – sanguisughe”. Ascolto la guida e capisco che sta dicendo non si trovano in acqua corrente, quindi nessun timore.
Mah, attraverso un po’ titubante e mi guardo bene dal tradurre al resto della truppa, certe cose è meglio ignorarle!
Sguazzare nell’acqua fresca e liberarsi un po’ del fango è un vero sollievo, e guardare la natura esplosiva attorno a noi è una fonte continua di meraviglia. L’escursione prosegue seguendo un piccolo corso d’acqua ed addentrandoci sempre di più nella foresta. Ogni tanto riconosco qualche pianta “da appartamento” con proporzioni spaventose, un paio di volte mi ritrovo sotto ad un’inaspettata nevicata di petali di fiori sconosciuti. Qualche animale in alto sta scuotendo i rami, chissà cos’è?
Quando arriviamo alla grotta sono piena di dubbi. Soffro abbastanza gli spazi chiusi, e in questo percorso saremo spesso in acqua, anche fino al collo. Ho paura di non riuscire a terminare il percorso, ma mi impongo di provare. Al limite – penso – posso sempre tornare indietro. Valentina invece sceglie di non provare affatto, e resta fuori, in compagnia di una coppia di un’altra comitiva.Entriamo sguazzando nell’acqua fino al ginocchio, l’ingresso è talmente piccolo che penso seriamente di non entrare nemmeno, poi Paolo e Alessandro mi dicono che dentro la grotta è grande e io mi lascio convincere.
E’ stata per me un’esperienza al tempo stesso difficile ed entusiasmante.
Difficile perchè ho combattuto diverse volte contro la mia claustrofobia, ma entusiasmante perchè ogni volta che ho ricacciato indietro la paura sono stata premiata con uno spettacolo naturale. Non è un percorso facilissimo, chi ha bambini sotto i 10 anni o ha qualche problema di salute dovrebbe chiedere se è il caso prima di entrare. All’interno è possibile vedere delle splendide stalattiti e delle concrezioni di forma rotonda, molto particolari. Il percorso prevede dei tratti da fare a nuoto – l’acqua è fredda – e delle piccole cascate da scalare. Io l’ho trovato molto divertente!
Usciti dalla grotta iniziamo il viaggio di rientro alla barca. Nel frattempo sentiamo che inizia a piovere, ma sotto la volta fittissima degli alberi iniziamo a sentire le gocce solo dopo diversi minuti. A questo punto, bagnati per bagnati, camminiamo sguazzando nel fango, stanchi ma felici.
Ormai, come avevano predetto le guide, il fango non ci impressiona più, in molti si sono tolti le scarpe di gomma e procedono a piedi nudi, scivolare è facilissimo, ma nessuno si fa male. Al momento di rientrare sulla barca siamo irriconoscibili!
Tornati alla raft house ci ripuliamo alla meglio e poi restiamo un momento tranquilli, a guardare la pioggia sul lago. Che pace. Se avessi immaginato una cosa simile avrei fatto in modo di passare qui la notte, chissà che bello addormentarsi cullati dal lago, e chissà che volta stellata (nuvole permettendo, naturalmente). Si, una notte qui ed un giorno in più sarebbero stati proprio il tempo perfetto.
Qualche indicazione utile per visitare Khao Sok
Negli alberghi e all’ufficio visitatori del parco è possibile prenotare diverse escursioni. Nei pressi del centro visitatori ci sono alcuni sentieri che sono classificati come facili, ma non li abbiamo provati.
Il fiore simbolo del parco è la Rafflesia, un fiore gigantesco ed estremamente puzzolente. Nei pressi dell’ingresso principale c’è un posto dove vederle – l’escursione è breve e agevole. Non siamo riusciti a farla rientrare nel tempo a nostra disposizione, prevedete almeno due giornate piene!!
Per l’escursione al lago se scegliete come noi l trekking e la grotta prevedete calzature di gomma (Ma ricordate che è possibile usare anche quelle messe a disposizione dal parco), repellente per gli insetti e una torcia, per la grotta.
Il costo per la nostra escursione è stato di 1.500 baht a testa (Circa 38 euro – cambio feb 2018) , con poco di più avremmo potuto passare la notte alle raft house. Sarà per la prossima volta!
Torniamo all’albergo stanchissimi, ma pronti per la tappa successiva: domani Phang Nga national park!
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