Botshabelo, un’avventura insolita
Nel nostro viaggio in Sudafrica volevamo visitare anche uno dei bellissimi villaggi tribali sparpagliati sul territorio. Purtroppo i più conosciuti e caratteristici erano fuori dalla nostra “rotta” quindi quando mi sono imbattuta in una foto del villaggio di Botshabelo ho fatto le consuete magie per inserirlo nell’itinerario.
Avevamo previsto la visita durante il viaggio di ritorno verso Johannesburg, ma la serie di imprevisti e deviazioni che ha caratterizzato quel giorno ci ha portati ad arrivare all’ingresso del villaggio dopo l’ora di chiusura.
Non vi dico lo sconforto, ma per fortuna il guardiano ha avuto pietà di noi ed ha deciso di farci passare ugualmente, avvisandoci che però sul sito non avremmo trovato nessuno (Né figurante né negozi aperti). Non bene: benissimo!!
Botshabelo – che significa “luogo di rifugio” – è nel cuore del Mpumalanga, la regione di cui ho letto tanto negli anni passati, divorando i romanzi di Wilbur Smith.
Si trova vicino alla città di Middleburg – facilmente raggiungibile dall’autostrada – ed è immerso nelle dolcissime praterie verdi che immaginavo di trovare nel Kruger. Un paesaggio di sconfinata libertà.
Botshabelo venne fondata dai padri missionari nel 1860, adesso è un museo nazionale che comprende anche un villaggio caratteristico Ndebele.Gli Ndebele sono una tribù locale: si dedicavano all’allevamento del bestiame.Questo villaggio durante l’apertura è un museo storico all’aperto, in cui è possibile vedere le donne locali che fanno lavori caratteristici con perline e tessuti.
La caratteristica che ci attrae di più però sono i murales. Le pareti esterne delle capanne del villaggio sono decorate con coloratissimi disegni geometrici, disegnati dalle donne. E’ una specie di eredità artistica che si tramanda di madre in figli e che porta a veri e proprio capolavori di colori e proporzioni.
Pare che siano particolarmente belli anche i costumi tradizionali, ma noi siamo arrivati troppo tardi, i figuranti se ne sono andati.
Troviamo solo una signora molto anziana che si è fermata a prendere il fresco fuori dal suo negozietto, e intanto lavora ai suoi stupendi braccialetti di perline.
L’atmosfera è decadente, ma piacevole, nostalgica.
Visto che siamo soli, a parte qualche mucca, ci prendiamo tempo per visitarlo, prima che scenda il sole.Pur non essendo come lo avevo immaginato la visita a questo villaggio è stata particolarmente suggestiva. Sarà stato il silenzio e la bellezza della prateria sfiorata dal vento, o la solitudine inaspettata.
Mi aspettavo che ci fosse qualche altro visitatore tardivo, invece c’eravamo solo noi e le mucche.
Il ricordo che ho è avvolto in un alone di magia. Ci fermiamo a comprare dei braccialetti di perline e ringraziamo l’anziana signora per aver tenuto aperto per noi il suo negozio. Adesso è proprio ora di andare.
Il Sudafrica, la nazione arcobaleno, ci saluta così. Usciamo e ci dirigiamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio, Benoni, un paese nella periferia di Johannesburg, scelto per la vicinanza all’aeroporto.
Prima di risalire in macchina saluto con lo sguardo queste colline e questa strada di terra rossa, e non è un addio.
Qui il link all’itinerario del nostro viaggio e qui il sito dell’Ente del Turismo sudafricano.
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