A fine settimana chiuderà , e noi siamo stati tra i visitatori degli ultimi giorni, tra i più caotici secondo le statistiche, ma nonostante tutto…a noi è piaciuto!
E mi dispiace esserci andata una volta soltanto, se ci fosse più tempo ci tornerei immediatamente.
“Il respiro divino della terra” è la scritta che ci accoglie sul Padiglione Zero – curato dall’ONU.
L’imponente schedario all’ingresso del padiglione zero simboleggia la conoscenza umana
Cosa mi è piaciuto? L’idea di base. Il giro del mondo basato sul cibo.
La possibilità di “viaggiare” da una parte all’altra del mondo in pochi metri, la folla, le luci ed i colori, i temi spesso molto interessanti, i modi diversi di affrontare l’argomento in ogni paese.
Il simbolo di Expo fiorisce alla base dell’albero della vita
Beh, di magagne ne abbiamo trovate tante, senz’altro si poteva far di meglio, a partire dalle code per ogni cosa (dalla coda per il bagno a quella per entrare nei vari padiglioni), alcuni argomenti potevano essere sviluppati meglio, si potevano studiare delle soluzioni più efficaci per arginare un po’ la maleducazione dei molti partecipanti…
Un po’ di gente sul Decumano – Visto dal padiglione dellì’Azerbaijan
Tra i miei preferiti c’è senz’altro Israele: il loro modo di affrontare il tema dell’Expo, così semplice e diretto, mi ha colpita moltissimo. Il tema non era il cibo in sé, ma la ricerca di soluzioni affinché ci sia cibo per tutti, e a quanto pare Israele ha fatto grandi cose in questo settore.
Ho apprezzato molto anche l’impostazione del padiglione del Marocco: suddiviso in ambienti come un museo di storia naturale e con un bel giardino esterno (Bello anche il giardino della Francia).
L’interno del padiglione Francia: sul soffitto sono esposti i prodotti agricoli, come in un grande mercato. Molto suggestivo. La parte migliore però è il grande orto/giardino esterno, tipicamente francese, in cui hanno coltivato in questi sei mesi una grande varietà di frutta ed ortaggi.
Ho trovato geniale l’idea del padiglione della Regno Unito – anche se a dire il vero all’interno non ci sono quasi spiegazioni. I totem per “ascoltare” le api sono stati una vera  sorpresa, roba da sobbalzare per la meraviglia!
L’alveare britannico di giorno
L’alveare notturno, tra luci e suoni a rappresentare le api
Abbiamo passato la giornata a far code, purtroppo, quindi non abbiamo visto tutto quello che volevamo vedere, ma ci è piaciuta anche la Thailandia, in particolare il filmato sul “Re dell’agricoltura”, una storia raccontata forse in modo un po’ ingenuo ma dalle conseguenze importantissime. La storia della loro rivoluzione agricola, e della via verso il benessere nella “terra dell’oro”.
Il padiglione della Thailandia si ispira alla forma del cappello dei contadini thailandesi
All’interno del padiglione si parla – oltre che delle bellezze e della ricchezza naturale della Thailandia – della coltivazione del riso, che negli ultimi 50 anni è diventata un’attività solida e ad alta tecnologia e che permette alla Thailandia di esportare in tutto il mondo.
Abbiamo visitato anche padiglioni minori – perché c’era poca fila, chissà  perché – imparando a collocare alcune nazioni dell’ex blocco sovietico nel posto giusto sul mappamondo. Non è roba da poco. Chissà , forse questa parte del mondo avrà una parte importante nel futuro! Per il momento ho tentato la fortuna giocando per l’estrazione di un viaggio in Azerbaijan: spero in un colpo di fortuna!
Azerbaijan, il tesoro della biodiversità . Un padiglione interessante e ricco di piccoli trucchi tecnologici capaci di sorprenderci e con grandi contenuti sul tema dell’Expo. In una zona in particolare ci avrei passato la giornata ma Paolo mi ha trascinata via!!
La maggior parte dei padiglioni siamo costretti a vederli solo dall’esterno, le code sono talmente lunghe che ad un certo punto vengono chiuse. Bene: quando siamo andati noi alle 9:30 del mattino la coda del Giappone era già chiusa. Impossibile da visitare, purtroppo.
Per finire la visita ci siamo messi in coda per il padiglione Italia (Dopo esserci fatti scoraggiare per tutto il giorno dalle code lunghissime). Ecco, questa coda ha senz’altro dato il colpo di grazia alla mia tolleranza: una coda interminabile (due ore e mezzo, ma come hanno fatto quelli che sono stati in coda per otto ore? ), da fare nella calca del Cardo, senza delimitazioni certe. Una coda passata a ricacciare indietro i furbetti che cercavano di insinuarsi. Beh, è senz’altro molto italiano tutto questo, ma ne avrei fatto volentieri a meno.Â
Che dire del palazzo Italia? Forse è una sintesi involontaria di quello che è realmente il nostro paese: bello da commuovere, pieno di occasioni mancate e di insospettabili risorse.Â
Niente da fare, non riusciamo a fare foto decenti al padiglione Italia
Vi spiego in sintesi:Â
“bello da commuovere” – sono rimasta affascinata dalla stanza degli specchi. Si, va bene, è “solo” un cinema in cui vengono proiettate foto grandissime, ma alcuni ambienti sono belli da togliere il fiato, e vedere i mille riflessi di un quadro o di un particolare architettonico…beh, io ci avrei passato la giornata!
“pieno di occasioni mancate” – la sala “Cosa sarebbe il mondo senza l’Italia” è un’occasione persa. L’idea è eccellente, lo svolgimento…beh, diciamo che si poteva fare molto meglio di così. Hanno perso una buona occasione per risvegliare l’orgoglio Italia (Che è il tema del padiglione)
“insospettabili risorse” – bella l’idea di far raccontare a gente eccezionale la sua storia e le sue idee innovative, hanno creato uno spettacolo molto semplice ed immediato, pieno di idee che mi hanno resa un po’ più orgogliosa di essere italiana.
Finiamo la giornata con lo spettacolo dell’albero della vita: che dire? Bellissimo!Â
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