Civita di Bagnoregio, la città che muore
Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è definita anche “La città che muore”, a causa della sua posizione precaria, arroccata su una rupe di tufo che è destinata sgretolarsi, prima o poi.Dalla città si può godere di un panorama unico sui calanchi, i solchi scavati dall’acqua nelle colline argillose della zona.
Tutta questa area infatti sorge su argilla, intervallata da “isolette” di pietra vulcanica. La strada che portava a Civita di Bagnoregio era sull’argilla, e con il passare del tempo si è erosa, al punto da rendere la città quasi inaccessibile. Negli anni sessanta costruirono il ponte di accesso che possiamo vedere ancora adesso.Basta affacciarsi al ponte per rendersi conto di quanto ancora il paesaggio si stia modificando, si calcola che ogni anno i calanchi vengano erosi di almeno 7 centimetri. Come si raggiunge la città? Solo a piedi.
Ci sono numerosi parcheggi a Bagnoregio, lasciate la macchina e preparatevi a un percorso breve ma intenso. Fortunatamente nonostante il sole la giornata non è calda, altrimenti nell’ultimo tragitto per salire alle porte del paese ci saremmo trovati veramente in difficoltà!Il centro storico è grazioso e compatto, pieno di negozi e ristorantini, ma anche di viuzze tranquille dove riprendere fiato.
Facciamo merenda con un gelato e passeggiamo tra le vie, ammirando gli scorci di panorama e i graziosi giardini.
Attraversiamo il paesino con calma e ci troviamo al Giardino del poeta, un micro giardino affacciato sullo strapiombo e sulla valle dei calanchi.
Alcuni cartelli informativi ipotizzano che questo spazio fosse in origine il giardino interno di una chiesa con il convento.
La chiesa c’è ancora, ma lì dove avrebbe dovuto essere il convento c’è un abisso, e un panorama di chilometri e chilometri di calanchi e boschi.
Civita di Bagnoregio, come molti borghi di questa zona ha origini antichissime.
E’ stata fondata dagli Etruschi, nel 2.500 A.C. , ed è possibile anche adesso visitare alcune opere realizzate millenni fa. La più famosa è probabilmente “Il Bucaione” un tunnel che permetteva l’accesso alla città dalla Valle dei Calanchi.
Dopo gli Etruschi sono arrivati i Romani che hanno realizzato opere imponenti per limitare l’erosione, canalizzando le acque.
Dopo la fine dell’impero romano cessarono le opere di manutenzione e l’erosione riprese a devastare la zona. Tutto questo portò all’abbandono di Civita.
Attualmente la cittadina ha solo sei abitanti fissi, ma non è mai vuota.
Due consigli utili:
- viste le modalità di accesso consiglio scarpe comode, cappellini e protezione solare nella bella stagione.
- non fatevi scoraggiare dall’apparente lontananza della cittadina, ma se fa caldo cercate di prenderla con calma. Nell’ultimo tratto prima di raggiungere l’ingresso, la salita diventa impegnativa.
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